Educare con la forza delle emozioni

Ogni anno la nostra scuola assume una linea educativa che intende essere la direzione da promuovere in modo privilegiato durante tutto l’anno scolastico. Si tratta di uno sfondo integratore che quest’anno abbiamo scelto di dedicare alla “Cura delle emozioni“ con il desiderio di suscitare nei nostri alunni emozioni positive collegate agli apprendimenti . Vogliamo puntare alla qualità delle relazioni umane cercando di metterci in sintonia con gli studenti. Vogliamo da una parte essere vicini a loro per cogliere e condividere entusiasmi e sconforti, dall’altra metterci di fronte a loro perché capiscano e adottino comportamenti e regole della convivenza civile.
Scrive Daniela Lucangeli:

 “… nessun atto della nostra vita cognitiva è slegato dalle emozioni che proviamo. … Negli ultimi anni si è sviluppato un nuovo filone di ricerca scientifica, focalizzato proprio sullo studio del rapporto tra cognizione ed emozioni a cui è stato dato il nome di Warm Cognition, letteralmente “cognizione calda”. Ebbene, dagli studi recenti è risultato chiaro che non ha senso interpretare le funzioni dell’emisfero sinistro e di quello destro come separate, o come se codificassero in modo differente informazioni cognitive ed emotive. Le ricerche sono infatti in grado di “mostrarci” la sinfonia dei nostri straordinari circuiti: flussi sincronici di qualità distinte, pensieri, emozioni e sentimenti… in un continuo scorrere l’uno nell’altro. … quindi a ogni attività cognitiva (corrisponde un tracciato emozionale: il nostro cervello MENTRE PENSA, SENTE ANCHE.          

Quando proviamo un’emozione lo stimolo viene elaborato dal nostro cervello e provoca una prima reazione che mette in allarme il nostro organismo (es: variano le pulsazioni cardiache, aumenta o diminuisce la sudorazione, emerge il rossore in viso…)

E se l’emozione che sperimentiamo è legata in modo diretto a un processo cognitivo, come quando si impara qualcosa a scuola?

Esempio: se mentre imparo le tabelline sperimento la fiducia del mio insegnante nelle mie capacità, io metto in memoria sia quello che lui mi ha insegnato sia la bella emozione che ho vissuto perché lui ha fiducia in me. E ogni volta che riapro il “cassetto della memoria” che contiene le tabelline, riprendo anche la sensazione di fiducia e questo mi dà incoraggiamento per continuare a imparare. Se invece sento il giudizio negativo dell’insegnante penso che “tanto non sono capace” e vivo un senso di paura e di inadeguatezza ogni volta che devo recuperare in memoria le tabelline. Se un alunno impara con curiosità e gioia, la lezione si inciderà nella memoria insieme alla curiosità e alla gioia. Se impara con noia, paura, ansia, la riposta della mente trasmetterà un messaggio di sofferenza che lo farà allontanare dall’apprendimento”

(adattamento da Lucangeli D., Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere, 2019)

L’idea di fondo che ci muove come professionisti che vogliono tener conto della fiducia da dare ai ragazzi sulla quale costruire la relazione educativa (come già Don Bosco suggeriva) è quella di far vivere esperienze che possano nutrire l’intelligenza dei nostri alunni ma anche farsi carico di ciò che provano mentre imparano cioè della loro intelligenza emotiva. Certo non siamo chiamati ad essere insegnanti psicologi, né possiamo pretendere di risolvere eventuali problemi che i ragazzi vivono nella loro vita extrascolastica – ma possiamo/dobbiamo ascoltarli, sostenerli, incentivarli. Utilizzare continue note alla famiglia per sottolineare i loro comportamenti problematici non serve a nulla se non vengono messe in atto forme di coinvolgimento attivo degli stessi alunni per aiutarli a riflettere sull’errore. Il rischio è che molti ragazzi, che in apparenza sembrano non avere problemi, sviluppino sul piano psichico vite parallele che giustificano comportamenti incontrollabili e disfunzionali oggi socialmente accettati soprattutto dagli adolescenti. L’altro rischio possibile è non tanto quello della incapacità di gestire le proprie emozioni (problema già abbastanza diffuso anche tra i bambini della primaria) quanto quello dell’apatia emotiva, cioè dell’incapacità di attivarsi emotivamente e di associare le emozioni agli eventi della propria vita.

Ci domandiamo: è possibile nutrire anche il cuore degli studenti?

In questo compito è fondamentale però muoversi in stretta sintonia con le famiglie valorizzando gli alunni e facendoli sentire al centro della nostra attenzione:” ti guardo, ti ascolto, mi avvicino, ti sorrido , ti incoraggio, ho fiducia in quello che fai , non delego i problemi che mi poni, so che ce la farai anche se ti costa fatica , anzi so che la fatica ti aiuta a crescere”.

Per questo stiamo pensando a come organizzare l’offerta formativa con esperienze di apprendimento connotate emotivamente, capaci di risultare motivanti e significative, capaci di lasciare dentro i ragazzi tracce emotive forti che alimentino altri desideri, altre curiosità e domande per capire sempre di più e continuare a crescere.

Chiediamo la collaborazione di tutti affinché l’anno che verrà ci veda impegnati in un proposito che riassumiamo con il bellissimo testo di Battiato:

 “Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te.”

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